Cityline Sunrise - Tecnica mista. 100×100
Le grandi citta’ del mondo possono durante l’ alba, generare dei colori totalmente differenti da quelli sprigionati di giorno, in cui il buio pesto e assoluto riesce ad essere illuminato in parte da una luce viola che la pittrice Gabriella Tolli riesce a rappresentare sulla superficie di una tela in lino bianca, quadrangolare, di chiara matrice geometrica e euclidea che viene sprigionata da tale citta’ senza nome, che soli in pochi riescono a possedere la conoscenza di quest’ ultimo, dacche’ la pittrice in questione non vuole rivelare, dacche’ il senso del mistero comporta da parte di un essere psichico che si ritrova con la sua mente contemplante e il suo corpo di appartenenza nel momento in cui esso si ritrova a sostare nel medesimo ambiente ospitante il suo peso specifico e l’ opera stessa, di generare nel suo spirito delle sensazioni uniche che non appartengono alla maggior parte dell’umanita’ recalcitrante, dacche’ quest’ ultima e’ solo in grado di prestabilire delle forme di pensiero dettate dalle varie consuetudini umane, dove la ripetizione ossessiva dei movimenti delle loro membra che appartengono ai loro corpi non vengono raffigurati all’ interno dell’ opera, dacche’ la pittrice in questione predilige estromettere la presenza umana, per celebrare solo delle strutture architettoniche verticalizzanti che rimembrano la presenza antropica sulla superficie terrestre, nonche’ mantenere segreto il nome stesso di tale citta’ ivi raffigurata all’ interno del suo quadro e celebrare l’ immane silenzio di questa citta’ fantasiosa che si erge maestosa e divina sulle rive di una superficie aquatica costituita dello stesso colore viola della medesima citta’ ivi raffigurata nel quadro. L’ opera risulta suddivisa orizzontalmente da due porzioni geometrimatematecizzanti differenti, quali appunto quella in basso che raffigura le acque stesse, e in alto da quella che risulta occupata dalle tante strutture antropiche e artificiali, costituite dall’ ingenio e dall’operosita’ del genere umano. La densa campitura monocromatica dello sfondo dell’ opera risulta completamente ricoperta dal colore nero, in cui gli oggetti coltri e smarriti vengono custoditi in esso e non messi in evidenza da parte della stessa pittrice, perche’ ella predilige mettere in forte rilevanza la centralita’ stessa della citta’ ivi raffigurata per renderla l’unica e sola protagonista assoluta in questa sua opera, dedicata appunto a tale citta’ nel momento in cui le luci dell’ alba estromettono quelle generate dal buio che costituiscono l’ essenza cromatica della notte stessa. La deformazione della decocompressione iconografica delle varie strutture architettoniche che costituiscono la raffigurazione pittorica di una parte della grande citta’ generano per la stessa la certificazione degli extralanci iconografici verticalizzanti e ascensionali, da cui viene sprigionata questa luce viola per la quale risulta magnificata anche dalle stesse acque ivi raffigurate in basso nel quadro sulla superficie di quest’ ultima. Le linee esili o massive delle varie linee di contorno atte a razionalizzare la possanza policromatica del colore viola vengono estromesse, perche’ non evocate e necessarie per conformare la gestualita’ compulsiva e dinamica della medesima pittrice, dacche’ se utilizzate, queste, appunto le linee di contorno, potrebbero suggellare nello spirito della pittrice una fase di soffocamento psicologico dettato dalla cosidetta prigionia della forma geometrimatematecizzata. Le micromacro chiazze generate dal colore viola sopracitato che si intravedono all’ interno di tutte le strutture antropiche, contribuiscono a cromoinformalizzare la dinamocromoinformalizzazione della ritmicizzazione iconografica della possanza della deformazione strutturale dell’ intera opera, in cui il bilanciamento cromoformale puo’ assurgere dei livelli di riconoscibilita’ cromoformale, che esplicitano nella mente contemplante dell’osservatore dell’opera, una fase di indentificazione iconografica, che relaziona gli obiecta pittorici contenuti all’ interno del quadro con quelli che si impongono nella realta’ fenomenica, tramite l’ ontoconcretizzazione volumetrica di se stessi in essa. Delle linee orizzontali e verticali che si intersecano a vicenda vengono dedotte dalla pittrice sul colore viola chiazzato, per rappresentare l’ idealizzazione dei vari alvei quadrangolari irregolari, che definiscono l’ iconograficizzazione delle finestre dei suoi palazzi, da cui da essi non e’ verificata nessun tipo di significazione iconografica che possa suggellare la presenza e l’ indentificazione del genere umano, o altro di differente collegabile ad esso. I vari passaggi chiaroscurali che vengono definiti dai mezzo toni del colore viola medesimo contribuiscono a generare per l’ opera stessa, la concretizzazione del biditridimensionalismo conico ideale, dacche’ ogni tipo di razionalizzazione iconografica, supportante la costituzione di un qualsiasi tipo di prospettiva iconografica ideale, non viene adoperata dalla pittrice medesima, perche’ non necessaria per conformare la sua opera, che puo’ essere introdotta negli interni programmatici dell’ espressionismo pittorico e della deformazione stilistica che viene utilizzata dalla pittrice stessa per rappresentare una citta’ silente nel momento stesso che si manifesta la magnificenza della possanza della cronoimmanentizzazione dell’ alba medesima.
Catalogo Purpura Abyssi. 130 pagine a colori. Cover semirigida plastificata, 22x22cm . Adteditori, ISBN in attesa. Testi critici a cura di Jean-François Bachis-Pugliese & Mery Rose Florio.
Jean-François Bachis-Pugliese Critico D’Arte. Copyright 2021.