Una dimensione mitopoietica è evidente nei suoi lavori recenti, da quando, superato un iniziale espressionismo figurativo, la pittrice romana si è condotta verso lidi espressionisti e a volte oltre il limite dell'informe o dell'informale.
La pittrice ha progressivamente raggiunto una evinzione del narrato telare, tutto fondato sul colore. La luce deve accendersi quindi e in particolare sulle elaborazioni neoastratte, offrendo al colore la chance di essere messaggio prim'ancora che supporto tecnico dell'espressione.
In Gabriella Tolli, indubbiamente, "a filo d'invenzione" c'è un approccio introspettivo d'immaginazione: un guadare dentro la sezione dell'opera, come una ecografìa a tinte forti.
Il complesso pigmentale ha indubbiamente una sua dimensione ageometrica, una sua ortofonia cromatica, una sua prospettiva che d'improvviso si scopre non euclidea: le forme del paesaggio e delle figure si confrontano con le più arcane (e in certo modo interiorizzate e interiorizzanti) accezioni del dipinto che per paradosso assurge a "non dipinto".
La mitopoiesi di Gabriella Tolli si manifesta in senso costruttivo, con idoli archetipi, ectoplasmi, luoghi dell'ucronia e dell'utopia, identificabili solo attraverso le barocche direttrici prospettiche di una dimensione chiaramente e soltanto evocativa.
Donat Conenna
Giornalista e Critico d'arte